Si dice Éxpo o Expò? Quanto dura la fila per visitare il padiglione del Giappone? È buono il panino alla zebra? È davvero così suggestivo l’albero della vita? Le classi 4^Ac e 5^Ac sono in grado di rispondere a tutte queste domande… tranne che alla prima, la quale rimane tuttora una delle più complicate questioni mai affrontate dalla razza umana. Come guadagnare queste fondamentali e suggestive conoscenze? Tramite l’esperienza, naturalmente, come suggerirebbero un paio di celebri filosofi… i cui nomi al momento non mi sovvengono. E fu dunque così che, all’alba (ma alba davvero!) del 21 Settembre, un pullman pieno di baldi giovani e intrepidi professori lasciò la piccola realtà cesenate, diretto verso Milano, alla scoperta di questo mistico e tanto discusso evento. Cosa trovarono? Una cittadella che pare il Paese delle Meraviglie, tra una giungla malesiana, un alveare britannico e un imponente albero che si illumina a ritmo di musica, inneggiando alla vita… o alla brevità della stessa, come direbbe il buon vecchio Seneca. Ma al di là dei vari fronzoli che si possono trovare più o meno suggestivi, se guardato dalla giusta angolatura Expo può lanciare una serie di messaggi importanti, arricchendo lo spettatore. Senz’altro le varie meraviglie architettoniche e multimediali contribuiscono a distrarre il visitatore medio dalla vera essenza dell’evento, portandolo ad inneggiare a un albero metallico e a trascurare l’allarmante verità che l’esposizione vuole trasmettere: stiamo distruggendo le nostre risorse, le quali, ebbene sì, non sono infinite. Se vogliamo continuare ad abitare in questo pianeta dobbiamo affrontare la vita con consapevolezza.
Linda Maraldi, 5^Ac