I gravissimi avvenimenti di Parigi della notte di venerdì 13 novembre non possono passare sotto silenzio o essere lasciati ad una reazione istintiva e superficiale da parte di chi, come noi, ha il compito di educare, di spiegare, di proporre un giudizio. E' forte il rischio che tali fatti alimentino odio, così come è facile la tentazione di cadere nel pregiudizio della guerra legata ad aspetti religiosi. Siamo invece davanti non ad una sfida militare, tra popoli o religioni, alla quale rispondere con gesto ugualmente istintivo, irrazionale e violento. La sfida che questo momento storico ci chiede di affrontare è culturale, nel senso più ampio del termine: la lotta tra una reazione violenta da un lato e un atteggiamento ragionevole dall'altro è innanzitutto dentro il cuore di ognuno. Quello che noi insegnamo ai nostri ragazzi è radicato nella cultura classica, cristiana e umanistica, in quelle che sono le fondamenta dell'Italia e dell'Europa. Aiutino dunque, docenti e educatori, a recuperare il senso della nostra storia e a combattere la violenza ovunque si annidi e che ha la sua origine nel vuoto dei nostri giorni: un vuoto che genera disperazione prima e violenza poi, in Occidente come in Oriente.