L'Ubu Re del Gruppo Teatrale del triennio diretto da Sabina Spazzoli

NASCERE MANGIARE BERE DORMIRE SPOSARSI LAVORARE INVECCHIARE MORIRE ACCLAMARE TACERE SERVIRE UBBIDIRE. Ne “La fabbrica della parola”, Erik Orsenna immagina che siano queste le uniche parole concesse dalla dittatura. E' proprio da questa semplificazione, potremmo dire, “dolosa” del linguaggio e del pensiero messa in atto dai regimi dispotici che ha preso le mosse la riflessione del Gruppo Teatrale del triennio del  Liceo Monti diretto dalla regista Sabina Spazzoli e coordinato dalla prof.ssa Franca Solfrini, in collaborazione con l'associazione culturale Dante Alighieri.
La mancanza di libertà priva le parole del loro significato (si ricordino gli slogan di “1984”: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza ) per svuotare gli uomini della loro umanità, e renderli come burattini di una farsa in un teatro grottesco. E mentre il potere tirannico svuota, divora ingordamente tutto ciò che incontra: il banchetto pantagruelico, allora, si fa  metafora del ventre insaziabile e vorace del despota. 
L'opera di partenza è “Ubu Roi” di Alfred Jarry, quintessenza dell'irrisione di un autoritarismo ignorante e volgare. La regia di Sabina convoglia in  una riscrittura collettiva del testo,  non solo le diverse suggestioni culturali che il dialogo tra i libri ha portato, (da Macbeth ad Antigone, da “Ecco la Storia” di Pennac a “La cantatrice calva” di Ionesco), ma soprattutto l'unicità di ogni ragazzo che ha saputo arricchire il copione anche con le proprie fragilità e timidezze. Ecco che allora prendono vita sulla scena i personaggi farseschi con le loro stereotipie, tic, manie, nevrosi che nascono dall'osservazione e stenografia del vissuto quotidiano anche del laboratorio stesso. In questo tipo di teatro confluiscono, infatti, acquisendo diritto di cittadinanza, le gaffes,  le piccole gag involontarie, le situazioni comiche ai confini con il non sense insite in questo tipo di lavoro fatto di condivisione di momenti significativi.
Fonte di ispirazione scenica è diventato anche il repertorio iconografico di storia moderna e contemporanea, con riferimenti ad artisti come Caravaggio, Goya, Munch, Picasso o Magritte.
Come lo scorso anno, il laboratorio fa parte del progetto “La scuola incontra il il carcere”, nell'ambito del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna che quest'anno e per i prossimi due affronterà come argomento la Patafisica di Jarry e la drammaturgia dell'Ubu Roi come prodromi del surrealismo. A seguito dell'esperienza positiva de “Le stanze per Hotel Gerusalemme”, di comune accordo il Liceo con la Direzione del Carcere di Forlì ha deciso di dare seguito all'iniziativa. Proprio “La scuola incontra il carcere” sarà argomento del quarto numero dei “Quaderni di Teatro Carcere” coordinati e diretti dalla docente di teatro contemporaneo Cristina Valenti del DAMS di Bologna.
 

Categoria: ProgettiData di pubblicazione: 05/03/2016
Sottocategoria: AltriData ultima modifica: 07/03/2016 08:48:50
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