"Uomini Liberi nella coscienza nazionale. Dalla guerra alla Repubblica (1940/1948). Percorsi di educazione alla cittadinanza"

Progetto della 1A (a.s. 2011-2012) coordinato dalla prof.ssa Giovanna Fedi

Ci sono periodi nella storia in cui le circostanze pongono gli uomini di fronte ad una scelta. Questa decisione, di valore etico, porta a distinguere sempre due categorie di persone: quelle che si conformano a un comportamento che, seppur ingiusto, è condiviso dalla maggioranza e quelle che, andando contro corrente, considerano la verità più importante della propria vita. Nonostante questi ultimi debbano essere additati come uomini liberi, spesso le loro azioni restano celate, sottaciute e quindi dimenticate.

La loro memoria, dunque, è affidata alla sensibilità di coloro che non si adagiano comodamente nell’ “andare oltre”, ma si soffermano a indagare sulle loro vite, immedesimandosi nelle loro azioni, rendendo almeno giustizia a chi della ricerca della giustizia ha fatto un motivo di vita, riportandone alla luce le gesta.

Questo è quello che ha deciso di fare la nostra classe, avvicinandosi alla storia di due di questi “uomini liberi”, che ci hanno fatto capire come sia possibile far emergere “l’umano dell’uomo” anche nei momenti di disumanità.

Mario Simonazzi ha deciso di agire in un contesto storico molto difficile,tra il 1943 e il 1945, in cui l’omertà e la paura, l’assuefazione alla violenza prevalevano su tutto. E Giorgio Morelli ha fatto del giornale “La Nuova Penna” uno strumento per la ricerca della verità e quindi della giustizia: perché spesso la parola può essere l’arma più forte che l’uomo ha, è proprio con quest’arma che anche noi vogliamo partecipare al ricordo di due giovani (23 e 24 anni) che non meritano di essere dimenticati.

Giorgio Morelli e Mario Simonazzi ci hanno insegnato che essere giovani non è sinonimo di spensieratezza, che si può “fare la storia” anche senza l’uso della violenza, che l’età non è un pretesto per non sapere, che ognuno nel suo piccolo può fare la sua parte perché la coscienza è il nostro giudice più severo.

Grazie a questi uomini la storia può essere scritta con parole condivise, se non da tutti, da alcuni: tra cui noi.

 


Categoria: MultimediaData di pubblicazione: 28/06/2012
Sottocategoria: Pagine di storiaData ultima modifica: 28/06/2012 10:00:09
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