Incontro con Baykar Sivazliyan, Presidente dell'Unione degli Armeni d'Italia
Il giorno sabato 15 febbraio si è svolto presso l'Aula magna della Facoltà di Psicologia l'incontro fra gli studenti del liceo Monti e Baykar Sivazliyan, Presidente dell'Unione degli Armeni d'Italia, luminare di Lingua e letteratura armena e turca, che ha parlato del Metz Yeghérn, il Grande Male, ovvero il genocidio del popolo armeno, avvenuto nel 1915.
Breve nota del genocidio armeno. Nel periodo precedente la prima guerra mondiale nell'impero ottomano si era affermato il governo dei «Giovani Turchi», che affermavano di temere che gli armeni si alleassero coi nemici russi. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli. L'operazione proseguì l'indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo la strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste marce della morte furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell'esercito tedesco in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze ancora valide tra Germania e Impero Ottomano (e oggi con la Turchia) e si possono considerare come "prova generale" ante litteram delle più note marce ai danni dei deportati ebrei durante la seconda guerra mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti. Un vasto numero di storici concorda nel qualificare questo come il primo genocidio moderno, e soprattutto molte fonti occidentali enfatizzano la "scientifica" programmazione delle esecuzioni. Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia. Una recente legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l'esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. In tale denuncia, comunque ritirata, è incappato lo scrittore turco Orhan Pamuk, a seguito di un'intervista ad un giornale svizzero in cui accennava al fenomeno.
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Categoria: Progetti | Data di pubblicazione: 13/02/2014 |
Sottocategoria: Altri | Data ultima modifica: 18/02/2014 12:27:26 |
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Inserita da Giancarlo Domenichini | Visualizzazioni: 2239 |
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